Day 16-20
Gibb River Road, Mitchell Falls, Galvans Gorge, Bell Gorge
Gibb River Road, Mitchell Falls, Galvans Gorge, Bell Gorge
km 3722
Se dovessi descrivere con una parola la Gibb, direi sicuramente polverosa. Abbiamo terra ovunque, anche in posti che non sapevamo di avere.
E’ anche rovente e infestata da insopportabili mosche e tafani.
Però è anche spettacolare. L’imperterrito nulla, oltre ad eucalipti e baobab, è spettacolare. E non dà tregua. Raggiungi l’orizzonte pensando che qualcosa cambierà, invece ricomincia da capo. Roccia, sassi, terra e piante.
??? |
I punti in cui è possibile fare rifornimento sono tre o quattro in tutta la Gibb, quini ogni volta è bene approfittarne, anche senza un’immediata esigenza. Negli stessi posti di solito si trovano anche provviste. Scatolame per lo più. Un’unica officina a duecento chilometri da Derby.
Sulla strada e nei campground incontri sempre le stesse facce impolverate, sorridenti e leggermente stordite da tanta immutabilità.
Dopo i primi 260 km abbiamo preso la nostra prima deviazione: Kalumburu Road.
Girava voce che la deviazione per le Mitchell Falls fosse la strada peggiore del Kimberley. È per questo che il giorno dopo siamo partiti in gruppo con una coppia australiana e un tedesco. In realtà, almeno in questo periodo dell’anno, non è per niente difficile. È stato molto peggio raggiungere Bungle Bungle.
Lungo la Kalumburu il paesaggio cambia: le palme aumentano improvvisamente, come la temperatura. Il caldo è diventato insopportabile tanto che arrivati al campeggio, non avevamo la forza per fare gli ultimi chilometri a piedi per raggiungere le cascate. Ma poi ci siamo chiesti: perché allora abbiamo fatto tutta questa strada? Ci sono alternative?
La risposta è arrivata rumorosa: l’elicottero. In questo posto sperduto in cui l’unico posto in cui accamparsi prevede buchi neri invece dei gabinetti e senza lavandini, c’è un punto d’atterraggio per elicotteri con i rangers e con tanto di pc e pos, che ti vendono per la modica cifra di AUD 105 a cranio un servizio taxi in elicottero fino alle cascate (6 minuti di volo). Del resto era l’unica possibilità per non sprecare 200 km di sterrato.
La risposta è arrivata rumorosa: l’elicottero. In questo posto sperduto in cui l’unico posto in cui accamparsi prevede buchi neri invece dei gabinetti e senza lavandini, c’è un punto d’atterraggio per elicotteri con i rangers e con tanto di pc e pos, che ti vendono per la modica cifra di AUD 105 a cranio un servizio taxi in elicottero fino alle cascate (6 minuti di volo). Del resto era l’unica possibilità per non sprecare 200 km di sterrato.
Ora immaginate un normale elicottero bianco e blu, rimpicciolitelo e toglietegli le porte. Nic ed io seduti esterni e Lori in mezzo. Immaginate che ad ogni virata (l’elicottero vira?) vi ritrovate faccia a faccia col vuoto. Immaginatemi mentre con una mano stringo così forte il sedile da consumarlo, con l’altra reggo la macchina fotografica e scatto a raffica tenendo gli occhi rigorosamente chiusi. Questa volta avrebbe dovuto pensare Nic alle foto, perché nonostante la sua avversione per gli aerei e nonostante la mancanza delle porte, l’elicottero gli è piaciuto. Come a Lori, che con la tipica incoscienza dei bambini, se la rideva tutto soddisfatto con in testa i cuffioni da pilota più grandi di lui.
Quelle che seguono sono le orripilati foto che sono riuscita a scattare:
Sei minuti di terrore (per me) per atterrare in cima alle cascate. E qui viene il bello perché, appena scesi, il pilota è ripartito. Solo in quel momento ci siamo resi conto che si trattava di un servizio one-way. Il ritorno (4 km) a piedi! Un po’ sconcertati dal fatto di aver speso AUD 300 per farci abbandonare nella foresta (tipo “l’ultimo sopravvissuto” e chi vede i canali documentario di Sky sa di cosa parlo), ci siamo messi in marcia su un sentiero più complicato del solito e non sempre ben segnalato con arrampicate su roccia e guadi a piedi e talloneggiati dal sempre più vicino tramonto.
Siamo riusciti a tornare alla tenda poco prima che il sole scomparisse, stanchi e schifosamente sudati. Per fortuna avevamo riempito il nostro sacco doccia solare e abbiamo potuto lavarci all’aperto. La doccia nel bush!
Cena con carbonara e Chardonnay australiano.
Il ritorno sulla Gibb stato paradossalmente rassicurante. Abbiamo fatto visita a un paio di gole e cascate che, in realtà, paragonate a quelle che abbiamo visto finora, ci sono sembrate belle ma non straordinarie.
galvans gorge |
bell gorge |
Poi d’improvviso tutto sparisce.
Una strada apparentemente infinita si srotola fino a Derby.
Abbiamo bisogno di una sosta, di lavare i vestiti e soprattutto di fare la spesa: abbiamo finito l’acqua.
chi guida, |
chi fa foto |
e chi cade sui sentieri |