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venerdì 14 ottobre 2011

SAVE THE KIMBERLEY

Da quando siamo entrati nel Kimberley, non abbiamo fatto altro che leggere cartelli anti gas piazzati ad ogni angolo.








 Ma questi infiniti “no gas” sono rimasti per noi un grosso punto interrogativo finchè, lungo la strada per Cape Leveque, al primo bivio che si incontra, abbiamo trovato un insolito punto informazione. Incuriositi, ci siamo fermati.




Da lontano sembrava un quasi un mercatino. Ma si trova davvero in mezzo al nulla e abbiamo subito capito che non si trattava di bancarelle. Qui ci hanno subito accolto con infinita gentilezza e ci hanno finalmente spiegato cosa sta succedendo.





Alla fine della Manari Road (la strada in cui sono accampati) c’è Price Point. Attualmente è un luogo meraviglioso (confermo: siamo andati a vedere con i nostri occhi) fatto di mare azzurro, una lunghissima spiaggia di sabbia bianca dove le tartarughe depositano le loro uova, scogliere rosse e una riserva naturale in cui si trova una particolare varietà di cespuglio australiano e unico luogo in cui si può ancora incontrare il bilby, un piccolissimo marsupiale, piazzole per il campeggio libero proprio in cima alle scogliere di fronte al mare. Oltre a tutto questa terra è custodita da sempre dalla popolazione aborigena dei Goolarabooloo.


Uno strampalato progetto della compagnia australiana Woodside e delle sue partners (Shell, BP, BHP e Chevron) vorrebbe proprio qui la costruzione del secondo più grande impianto per la produzione di gas del mondo. Si parla di una superficie di 2500 ettari su terra e 1000 ettari di mare. Una banchina dovrebbe allungarsi sul mare per diversi chilometri. Vuol dire interrompere la rotta di migrazione delle balene e cancellare totalmente la vita in quel tratto di mare (comprendente la barriera corallina) e sulla terra circostante oltre, ovviamente, alle conseguenti emissioni nocive che avrebbero impatti negativi sulla salute di tutti.


È ovviamente iniziata una lotta dei Goolarabooloo e di quasi la totalità degli abitanti del Kimberley che proprio non ci stanno.
La popolazione dei Goolarabooloo non contesta il progresso, si rende conto dei benefici economici per l’Australia. Contesta solo il modo. Le alternative infatti esistono e potrebbero essere anche più economiche, tanto che anche le joint venture partners della Woodside, sembrano rendersene conto e attualmente stanno valutando queste alternative. Intanto la Woodside, nonostante il progetto non sia stato ancora approvato,  ha già iniziato alcuni scavi.


Ci hanno spiegato che c’è un barlume di speranza perché a giorni dovrebbero eleggere un nuovo governatore locale. Uno dei candidati, il favorito, è assolutamente contrario alla costruzione dell’impianto. Quindi aspettano questa elezione tenendo le dita incrociate e continuando la loro protesta.

Maggiori informazioni si possono trovare su :
handsoffcountry.blogspot.com

si può scrivere a :

Incredibile ma, queste cose, succedono anche qui.


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